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Era il 18 settembre di 25 anni fa quando Carlo, attualmente educatore al centro aperto C’entro Anch’io di Rovereto, entrava a far parte della Comunità Murialdo TAA.

Una vera e propria crociera nel mare dell’educazione che Carlo, da esperto marinaio, affronta ancora oggi con lo stesso entusiasmo e curiosità di sempre. 

Abbiamo colto l’occasione per intervistare Carlo …

… sette domande, per raccontare 25 anni di strada percorsa insieme.

Nel lontano 1995, come sei entrato in contatto la Comunità Murialdo TAA?

L’ho conosciuta assolutamente per caso, in un incontro a Trento sul tema dell’accoglienza familiare. In quella occasione fu proprio Paolo Rebecchi (attuale Presidente della Comunità Murialdo Trentino Alto Adige) a presentarmi una realtà educativa che non avrei mai immaginato potesse diventare così significativa nella mia vita.

In questi 25 anni come ritieni sia cambiato il ruolo dell’educatore?

Prima di tutto si è molto professionalizzato. Ai miei tempi il diploma di scuola superiore era sufficiente per lavorare in questo settore…anche il mio, che ho fatto l’Istituto Nautico! In quello stesso periodo muoveva i primi passi la scuola per educatori e anche la Provincia Autonoma di Trento avviava un corso triennale di riqualificazione per gli operatori del sociale già in servizio. Scelsi questo corso, conseguendo la qualifica di Educatore.

Nel corso degli anni, noto come siano aumentati i processi burocratici da monitorare e le competenze (amministrative, contabili, linguistiche, informatiche) da possedere. Forse la principale complessità, almeno per me, sta proprio nel bilanciare l’attività con i minori, che è prioritaria, con le varie incombenze di “back office” e di cura degli spazi, ugualmente importanti. Fortunatamente le numerose opportunità formative proposte nel corso del tempo dalla Comunità Murialdo TAA ci hanno aiutato a restare al passo.

In questo lungo percorso quali ritieni siano state per te le principali sfide professionali?

Mi vengono in mente le iniziative di “educativa di strada” che tanto tempo fa proponemmo in orario serale ai giardini di S.Maria a Rovereto. Un contesto all’epoca non proprio facile in cui operare.

Allo stesso modo, anche le attività educative e animative realizzate negli anni al C’entro Anch’io San Giorgio, seppur tra alti e bassi, hanno richiesto una certa dose di impegno e organizzazione.

L’aver consolidato negli anni la realtà del centro diurno Il Cortile rappresenta una sfida, che ritengo sia stata vinta.

Più in generale, nell’ultimo periodo è diventato sfidante aprirsi al territorio, sempre più frammentato, e realizzare collaborazioni con altre realtà del sociale.

C’è un periodo o un episodio che ricordi ancora con affetto e soddisfazione?

Siamo nei primi anni 2000. Al C’entro Anch’io San Giorgio iniziavamo a farci conoscere ed eravamo in contatto principalmente con adolescenti e giovani delle scuole superiori. Era un continuo scoprirsi reciprocamente e inventare modi nuovi per stare bene insieme. Ricordo che grande soddisfazione fu riuscire a creare uno spazio di ascolto psicologico all’interno della nostra struttura, grazie alla collaborazione con il Comune e il Piano Giovani. Portare in un luogo molto più informale un servizio di consulenza così importante ebbe un discreto successo tra i ragazzi e le ragazze.

E poi è sempre emozionante incontrare dopo tanti anni i minori di cui ci siamo presi cura: vederli adulti, felici, alle volte con figli. Sapere che hanno trovato un loro posto nel mondo e un proprio percorso di vita ripaga tutto l’impegno profuso.

Quali consigli daresti ad un giovane o aspirante educatore?

Dalla mia esperienza ho capito che la teoria è importante, ma va applicata con intelligenza e flessibilità. Non c’è, a mio modo di vedere, un modello educativo teorico cui rifarsi in ogni occasione. Bisogna imparare a trovare ciò che “funziona meglio” per ogni bambino, ragazzo o giovane adulto nella sua specifica individualità. In altre parole, non bisogna aver paura di sperimentare o mettersi in gioco perché è moltissimo ciò che si apprende sul campo. E ovviamente anche accettare gli errori che si possono commettere lungo la strada.

Carlo, come ti vedi nei prossimi anni?

In fase di pensionamento! Scherzi a parte, sicuramente continuerà il mio impegno con l’Oratorio e il volontariato al C’entro Anch’io. Poi, chissà, magari in futuro arriveranno dei nipoti…non mettiamo limiti alla Provvidenza!

Cosa ci auguri per il futuro?

In tutti questi anni ho sempre apprezzato che la Comunità Murialdo TAA non sia mai rimasta ferma, ma abbia continuato ad innovarsi e rinnovarsi con una certa frequenza. Per citare San Leonardo Murialdo: “a bisogni nuovi, opere nuove”. Posso affermare che non ho mai lavorato a lungo nello stesso modo e questo, per me, è un punto di forza. Significa che abbiamo provato a offrire sempre qualcosa di nuovo a minori e famiglie, senza sederci sugli allori, ma ascoltando e provando a interpretare le varie necessità. Quindi auguro questo ad ognuno di noi: riuscire a guardare al futuro senza paura, continuando a investire nella nostra professionalità.

Auguri a te Carlo per questo traguardo. E grazie, per tutto ciò che è stato e che ancora sarà.