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Il 27 settembre a Lavis abbiamo salutato Paolo Rizzolli, giovane animatore dell’Oratorio.

Era vicino di casa. L’ho conosciuto quando siamo arrivati a Lavis tre anni fa.

Con lui, ho conosciuto un papà con un cuore grande e molto attaccato alla famiglia. Una mamma silenziosa, tenera, forte nella fede e dedita alla famiglia. Due sorelle graziose e studiose.

Ma soprattutto lui, Paolo. Allora adolescente, con un viso sereno ed accogliente, una fantasia sorprendente, una carica di ottimismo e di voglia di fare. Un atteggiamento tranquillo e capace di creare attorno a sé un clima di famiglia, di collaborazione, di unione a tutti i livelli, in famiglia, a scuola, col gruppo di amici.

Gli incontri, sospesi per qualche tempo dalla pandemia, sono ripresi qualche mese fa. E sono poi sfociati in un progetto: costruire insieme un calendario con foto significative per tutti i mesi dell’anno e spendibile per raccolta fondi per l’oratorio. Il progetto non si è realizzato, ma l’amicizia, l’affetto, la riconoscenza rimarranno per sempre.

GRAZIE …

Per la tua cordialità, per il tuo humor, per la freschezza della tua risata. Per la tua sensibilità, per la tua fede semplice e tenace. Per la tua partecipazione alle celebrazioni comunitarie e per il tuo servizio di animatore.

Per la testimonianza e la fortezza della tua mamma, del tuo papà, delle tue sorelle, dei tuoi nonni tanto cari.

Per Agnese, la tua fidanzata, che nel momento del saluto ti ha ringraziato perché le hai trasmesso la fede ed ora ha preso con entusiasmo e carica spirituale il tuo posto nel servizio di animazione ai ragazzi di prima superiore dell’oratorio.

Grazie perché ci hai insegnato che possiamo vivere, come dice Papa Francesco, la santità del quotidiano, dello straordinario nell’ordinario, quella vita serena e unita continuamente a Dio che ci fa sperimentare di essere nelle mani di Dio e di essere in buone mani (S. Leonardo Murialdo).

La luce è quella lacrima di speranza in un cielo buio di tristezza … perché volare non è solo un sogno. Ma se è un sogno ci voglio provare.

don Marco Demattè