L’educatore: una presenza che oltre a saper dare, sa anche ricevere!
Per porsi accanto ai ragazzi e ai giovani, chiunque essi siano, è necessario mettersi in ascolto.
Le storie dei ragazzi e delle ragazze con percorsi fuori dalla famiglia di origine sono storie molto diverse fra loro, frammentate, interrotte, piene di eventi drammatici.
È necessario non pensare a loro in termini di categorie asettiche: gli affidati, i ragazzi e le ragazze delle comunità, i migranti non accompagnati. Esistono delle persone, persone con storie importanti.
La vera strategia è PORSI IN ASCOLTO E METTERSI A DISPOSIZIONE!
Prima di pretendere che un minore smetta di giocare il solo ruolo che sa giocare, bisogna che gli sia data l’opportunità di utilizzare e far propri schemi alternativi di pensiero e azione.
La disponibilità, i segni dell’accoglimento affettivo, le funzioni di sostegno, strutturazione e contenimento svolte dall’educatore, costituiscono il fondo del terreno relazionale su cui articolare norme, regole e autorevolezza.
Perché essi si trasformino in momenti educativi funzionali, essi devono essere presi in considerazione e trattati in modo congruente con le specifiche esigenze evolutive del minore.
Inoltre, la dimensione della progettualità è connessa alla comunicazione al minore di una positiva scommessa sulle sue capacità, abilità, competenze.
La comunicazione tra minore e educatore deve rispondere ad un modello circolare. Dare cioè al minore la possibilità di partecipare alla contrattazione del proprio percorso. Negoziare regole e norme, passare da un comportamento di ruolo centrato sull’autorità ad un modello di autorevolezza. Accogliere, contenere e restituire in forma più organizzata emozioni e comportamenti disordinati.
Concludendo, lavorare su questo aspetto significa trasferire sui nostri ragazzi un’immagine positiva di noi stessi e del nostro compito e – di riflesso – un’immagine positiva di tutto ciò che è sapere e conoscenza.
Insomma, è solo nella reciprocità che possiamo trovare (o ritrovare) il piacere di educare e, di conseguenza, il piacere di ricevere.
Fatma, coordinatrice della comunità socio educativa CSE1