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In questo luogo, la festa è un momento sospeso, dove il silenzio sa farsi voce e le assenze diventano presenze nel cuore.

Qui, la mancanza degli affetti si avverte come un’eco lontano, ma è proprio in questa dolce malinconia che si ode la melodia più preziosa: quella della speranza.

C’è un paradosso straordinario in questa dimensione intima e fragile. Tra libertà riconquistate, dignità ricostruite e fragilità curate con amore, il Natale si svela nella sua essenza più autentica.

La mangiatoia diventa il simbolo di un nuovo inizio, e come luce tenue che squarcia il buio, il Signore ritorna, portando con sé la promessa della rinascita.

Come i pastori in quella notte incantata, anche noi sostiamo, meravigliati, davanti al mistero della vita che si rigenera e alla speranza che torna a fiorire.

Auguriamo a tutti voi un Natale che sia poesia e un nuovo anno che sappia illuminare ogni attesa con la luce della speranza.

Fatma, coordinatrice della Comunità Socio Educativa 1