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In questi giorni ho avuto l’occasione di dialogare con alcuni coordinatori e operatori dei nostri servizi. Ho percepito da parte di tutti un grande desiderio di realizzare la propria vocazione ad essere educatori responsabili, gioiosi, sereni e intraprendenti, all’altezza delle nuove sfide che sopraggiungono.

Ognuno desideroso di continuare a realizzare quanto “sentito” anni fa come chiamata a spendere la propria vita per l’educazione, curato nell’impegno della formazione scolastica e professionale, ora attuato nella missione educativa e professionale all’interno di una struttura di Accoglienza.

Mi sono anche imbattuto in uno scritto del Murialdo che propone una formazione ai maestri-assistenti del Collegio Artigianelli qualche decennio fa, che recita:

Molto grande è l’importanza del compito di educatore; è la più alta, nobile e utile delle missioni, dopo quella del prete. L’educatore occupa il posto dei genitori, padre e madre, nel loro compito più elevato: non nel nutrire il corpo, l’intelligenza, ma il cuore, perché “qui sta tutto l’uomo (Qo 12,13)”, nel tempo e nell’eternità.

E mi sono sentito coinvolto due volte, sia come prete, sia come educatore.

E mi sono fatto delle domande.

Perché sono prete e non faccio il prete? Perché sono educatore e non faccio l’educatore?

Ricordo le motivazioni che mi hanno portato ad essere prete, educatore? È ancora attuale la memoria della mia vocazione?

La storia che ho vissuto, le esperienze fatte, gli aiuti ricevuti, le relazioni instaurate con “colleghi” e accolti, gli errori commessi… fanno parte del mio bagaglio e stanno tuttora sostenendo le mie scelte e il mio cammino?

La mia “professionalità” è vissuta con gioia? Entusiasmo? Forza creativa? Responsabilità? Capacità di mettermi in gioco?

Mi sento, come dice il Murialdo, “collaboratore di Dio”, nonostante i miei limiti?

Intanto ci penso su. Magari qualche approfondimento e qualche risposta potremo condividerla il 28 novembre, durante la Formazione Carismatica che vivremo con tutti gli educatori e le educatrici della Comunità Murialdo Trentino Alto Adige IS.

Don Marco Demattè