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Nell’ottobre del 1876, San Leonardo Murialdo era stato assente un po’ di giorni dal Collegio Artigianelli a causa di un’itterizia che lo aveva costretto ad isolarsi nella sua villa sulla collina di Torino. Il 6 novembre, in occasione del suo onomastico, rivelava la sua gioia per l’affetto che i ragazzi del Collegio gli avevano dimostrato al suo ritorno. E commentava:

…quel movimento, quell’espansione che tanto mi commosse e che mi fece ricordare ciò che pochi mesi prima mi diceva il venerando sacerdote Icard, il superiore dei Sulpiziani di Parigi. Egli, uscendo da questo collegio, mi diceva: Voi potete fare molto bene, voi amate e siete amato”.

Il Murialdo nel suo progetto di vita, nelle sue scelte quotidiane, nei suoi impegni formativi ed apostolici aveva messo come primario, in cima alla lista, l’impegno di vivere in mezzo ai ragazzi come “amico, fratello, padre”.

Declinava questi valori in rapporto alle persone diverse che accoglieva, con accentuazioni e condivisioni differente.

A volte si metteva, per così dire, sullo stesso piano, comunicando la disponibilità a rapporti amicali. A volte entrava ancor più in sintonia e sviluppava una relazione ancora più profonda di fratellanza. A volte, superando ancor di più la seconda, assumeva i tratti della paternità, facendosi papà di chi famiglia non ne aveva o versava in grave difficoltà. In questo caso l’aiuto e la guida assumevano ulteriore valenza di responsabilità e di indirizzo.

Tutto questo con grande accoglienza e disponibilità, affetto sincero e puro, capacità di mettersi in gioco, sintonia di cuore, servizio generoso.

Questi atteggiamenti sono evidenti, palesi, un leitmotiv della sua vita. Per cui sono anche riconosciuti da tutti! Innanzitutto dagli stessi accolti, da chi beneficia di queste attenzioni, ma anche da chi incrocia ed evidenzia, come nel caso citato il reverendo Icard, lo scambio di relazioni profonde ed intense tra l’educatore e coloro che sono da lui accolti.

Un bel esempio anche per noi che cerchiamo di vivere, esercitare e promuovere la sua pedagogia murialdina.

don Marco Demattè