Skip to main content

Nell’archivio della Congregazione di san Giuseppe sono conservate più di 2300 lettere scritte da san Leonardo Murialdo. Ne ho spulciata una, scritta da Savona dove si trovava in collegio dai Padri Scolopi, il 27 aprile 1840 quando aveva 12 anni.

Car.ma Emilia,
La poltroneria non vorrebbe che più continuassi a scrivere; ma io le fo il sordo, perché l’affezion che ti ho e ti debbo la vince a dispetto di questa bestiaccia.
Ti ringrazio della buona memoria che hai verso di me, e sii sicura che sei altrettanto corrisposta dal tuo aff.mo fratello Leonardo.

Questo semplice biglietto che Leonardo scrive alla sorella, a mio avviso, mette in luce alcuni tratti della sua personalità di giovane in formazione che non soltanto solleticano la nostra curiosità, ma che danno anche a noi utili stimoli di confronto e di proposta.

Emerge infatti una vena di nostalgia per la lontananza dalla famiglia, dalla madre e dalle sorelle che ama profondamente a da cui si sente grandemente corrisposto. Sappiamo dei grandi influssi sulla vita del Murialdo che hanno avuto sia la perdita del papà all’età di 5 anni, ma anche l’enorme affetto della madre e delle sorelle. Tutto ciò ha plasmato l’animo di Leonardo facendolo vivere e crescere in ambiente intriso di tenerezza, di amore, di solidarietà, di vicinanza, anche se poi interrotta dal suo trasferimento nel collegio di Savona, mutuato dalla necessità di godere di una migliore educazione.

Emerge pure un tratto della sua personalità, quella di una certa pigrizia, con la quale il Murialdo ha sempre combattuto in tutta la sua vita.

“La mia intelligenza non era superiore alla media, ma sufficiente per una buona riuscita se non fossi sempre stato schiavo di una certa pigrizia e languore che non mi abbandonarono mai” (Testamento spirituale)

Sappiamo della mole di impegni, di lavoro e di progetti che ha condotto e portato a termine nella sua vita. Mi chiedo quanto sforzo abbia esercitato su di sé per vincere questo tratto meno positivo del suo carattere.

Visti i risultati per lui penso che ne è valsa la pena!

Don Marco Demattè