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Questa estate, durante gli incontri che ho fatto, le formazioni a cui ho partecipato, nei momenti di spiritualità murialdina vissuti, mi sono imbattuto spesso in questa frase del vangelo di Luca che narra la famosa presa di posizione di Gesù a 12 anni nei confronti della sua famiglia e nella sua scelta precisa di vivere un rapporto stretto con il Padre accogliendo ed attuando il suo Piano di Salvezza.

Questo mi ha sollecitato alcune riflessioni che condivido.

  • Nell’impegno educativo, come religioso giuseppino, ma anche come genitore, docente, catechista, allenatore, animatore, educatore… il protagonista principale non sono io, ma la persona al centro è il giovane, l’accolto, il coniuge, lo studente, chi il Signore mi ha affidato… Io ho la missione, l’impegno, di mettermi al suo servizio; così gli presto attenzione e cura, e lo aiuto a scoprire e valorizzare le proprie energie: queste lo porteranno all’autonomia e alle scelte personali.
  • Maria coinvolge Giuseppe nel richiamo a Gesù. A me questo insegna che non posso essere da solo nella gestione dell’educazione. Non mi devo permettere di essere un battitore libero, ma trovo momenti di confronto in famiglia, col gruppo, coi colleghi, con chi condivide la mia passione formativa; condivido teoria e prassi, così quanto propongo è frutto di un vissuto comunitario, di una condivisione tra educatori. A questo punto ricchezze personali e forza animativa si moltiplicano.
  • Come Gesù i giovani di oggi sono alla ricerca della propria strada, della realizzazione di se stessi, di elaborazione del proprio futuro e, pure se non sembra, di un significato e di un fine da dare alla vita; quindi, in fin dei conti, a modo loro sono alla ricerca di Dio. Riconoscendo che sempre mi devo aggiornare, modificando le prassi del passato, mi chiedo: come intercettare oggi questo cammino dei giovani? Quale aiuto oggi poter offrire? Innanzitutto quali sono le occasioni per mettermi in ascolto di queste voci che sono sempre più insistenti? Cosa posso e devo cambiare nella Comunità familiare, religiosa, civile… perché sia facilitata e poi scelta questa loro presenza in esse?
  • Forse a volte nelle realtà educative (accoglienza, scuola, oratori, gruppi sportivi, ecclesiali…) si offrono tante cose da fare, iniziative da sostenere, attività anche belle da realizzare… ma è sufficiente? È l’approccio giusto? Non è che ci si debba mettere maggiormente in ascolto di quello che ora viene da loro richiesto? Forse i giovani di oggi chiedono più spiritualità, la valorizzazione dell’Essere, più che del Fare… Il compito del formatore è quello di dare motivazioni, sostenere la spinta e il fine per cui certe cose si fanno o non si fanno…
  • Infine Maria ci insegna come comportarci anche di fronte alle difficoltà, alle incomprensioni, ai possibili fallimenti. Maria ci suggerisce di interiorizzare ogni cosa, ogni avvenimento, lasciare per un po’ decantare il tutto, riprendere quando dovesse riemergere e quindi continuare ad avere fiducia, vivendo nella speranza.

Don Marco Demattè