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Dopo due anni di cohousing sono riuscita a trovare un appartamento tutto mio, ho un lavoro, sono riuscita a risparmiare un po’ di soldini e ora prendo il volo”.

Così ci saluta l’ultima cohouser dell’appartamento di via Isarco, a Gardolo. Poche parole, ma piene di gratitudine.

Una grande gioia per noi, perché, nonostante le difficoltà, è riuscita a raggiungere gli obiettivi del proprio progetto di vita.

Da oggi, altri due ragazzi, un camerunese e un gambiano, iniziano una nuova avventura nello stesso appartamento.

Sono molto emozionati.

Dopo aver ricevuto le chiavi, subito hanno iniziato a sistemare e personalizzare quella che per i prossimi due anni sarà la loro casa.

Nell’appartamento in Viale Olmi, invece, i cohouser sono quattro: un italiano, un’italiana, un senegalese e un afgano.

Settimana dopo settimana, si stanno conoscendo sempre più.

Il ritmo quotidiano, tra lavoro e studio, non sempre facilita l’incontro.

Per questo, hanno deciso di ritagliarsi uno spazio “speciale”.

La giornata del sabato, infatti, è dedicata all’incontro e alle relazioni. Un tempo per sperimentare l’esperienza di “ponti che uniscono”. Una pratica che diventa uno stile di vita.

Mi casa, mi vida”.

L’equipe residenzialità