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Educatrice, vorrei l’acqua!

Come si dice?

Per favore

E una volta che te l’ho data?

Grazie!

Quante volte noi adulti impostiamo questa conversazione con i bambini? Succede quasi quotidianamente.

Al centro Allerlei noi educatori utilizziamo questo tipo di comunicazione anche per educare i bambini alla gentilezza verso gli altri.

Ci siamo però accorti che, spesso, questo tipo di scambio verbale diventa più una filastrocca detta a memoria, senza un contenuto che tocchi davvero le corde del cuore.

Ecco che allora ci siamo interrogati sul significato e sullo scopo di tutto ciò. Abbiamo compreso che è necessario spostare il focus sulla gratitudine, intesa come emozione vissuta all’interno delle relazioni con gli altri.

Quando si è piccoli tutte le emozioni sono una scoperta ed ogni esperienza porta con sé mille sfumature emotive, che, se non vengono conosciute e riconosciute, rischiano di perdersi strada facendo.

Esistono le emozioni primarie che si distinguono abbastanza facilmente anche nei primi anni di vita. Ma ve ne sono tante altre, dette “secondarie”, che fanno capolino in base alle diverse situazioni che si presentano nella vita.

Spesso i bambini sentono queste emozioni ma non sanno come spiegarle, esprimerle e viverle, anche perché, alcune di esse portano con sé dei preziosi insegnamenti da svelare, per i quali ci vuole un adulto di riferimento.

Questo è il caso della gratitudine, che rivela quanto gli esseri umani abbiamo bisogno gli uni degli altri.

Essere grati e ricevere un “grazie” sincero da qualcuno, sono tra le esperienze emotive più intime che una persona possa vivere.

Quando ringraziamo o siamo grati, riusciamo a contattare più facilmente stati d’animo come l’apprezzamento, l’armonia, la serenità, la riconoscenza. Quando riceviamo un ringraziamento ci sentiamo apprezzati e riconosciuti ad un livello profondo.

La magia che si crea grazie all’espressione della gratitudine è quella di creare empatia tra le persone e questa è una capacità molto importante da trasmettere ai bambini.

Addirittura alcuni studi scientifici hanno rilevato che saper provare gratitudine migliora il benessere dell’individuo. Nello specifico Emmons (2003) ha individuato alcuni effetti benefici derivanti dalla gratitudine:

  • migliora l’adattamento allo stress e la crescita personale;
  • riduce le emozioni tossiche derivanti dal confronto sociale;
  • riduce le aspirazioni materialistiche;
  • migliora l’autostima;
  • favorisce il recupero di ricordi positivi;
  • aumenta le proprie risorse sociali;
  • motiva il comportamento morale e prosociale;
  • favorisce il raggiungimento degli obiettivi.

È chiaro quindi che insegnare e trasmettere la gratitudine sia un compito educativo davvero importantissimo.

Come si fa ad insegnare il valore di un “grazie”?

Prima di tutto dicendolo, cioè offrendo l’esperienza di riceverlo all’interno di una connessione empatica.

Per alcuni bambini del centro Allerlei questo tipo di esperienza era inedita o scevra di tutto il corredo emotivo.

Per questo noi educatori abbiamo creato insieme a loro la “Scatola del grazie”.

Abbiamo preso una scatola di cartone e l’abbiamo decorata con disegni che rappresentano “ciò che fa pensare al grazie” per ogni bambino.

Con grande emozione abbiamo visto nascere delle immagini fortemente simboliche, come due mani che si stringono, un abbraccio, un girotondo, dei doni, uno smile, dei fiori.

Nella mente e nel cuore di questi bimbi c’era già una forma per questo sentimento, mancava solo un canale per esprimerlo!

Per rendere ancora più efficace questo processo, noi educatori abbiamo deciso anche di renderla una scatola “parlante”, trasformandola in una casella postale.

Abbiamo quindi proposto ai bambini di utilizzarla come una vera e propria “posta del grazie”.

Durante la settimana ogni bimbo può prendersi un momento per scrivere un biglietto di ringraziamento per qualcuno, da inserire poi nella scatola. Una volta a settimana, quest’ultima, viene aperta e si distribuiscono le letterine ai destinatari.

Questo appuntamento con la posta del grazie ci ha aiutato e ci aiuta ad offrire ai bambini le due esperienze fondamentali del sentimento di gratitudine: dire grazie e ricevere un grazie, in una sequenza più lenta e più riflessiva.

Ciò favorisce lo sviluppo della propria intima capacità di pensare al significato della gratitudine che si prova, lasciando da parte le “filastrocche educative”.

Come educatori crediamo fermamente in questo piccolo grande progetto perché lo consideriamo un dono esperienziale importante nella vita di ogni essere umano e desideriamo che tutti possano viverlo e apprenderlo per il futuro.

Ginevra, educatrice del centro diurno socio pedagogico Allerlei